Amadeo, Giovanni Antonio (1447-1552)

Di Pe-Jo – Opera propria, CC BY-SA 4.0

Giovanni Antonio Amadeo (o Omodeo) nasce a Pavia nel 1447 e vi muore nel 1522.
Considerato il maggiore fra gli architetti e gli scultori lombardi del primo Rinascimento.
La sua presenza e la sua opera è attestata in diverse città lombarde:

  • a Milano (facciata di Santa Maria presso San Satiro; chiostri di Sant’Ambrogio; tiburio di Santa Maria delle Grazie; Santa Maria presso San Celso; cortile d’onore della Ca’ Granda; il Lazzaretto; il palazzo arcivescovile; la chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore);
  • alla Certosa di Pavia (la porta del chiostro piccolo, il portale maggiore, decorazioni in cotto e sculture dello zoccolo della facciata);
  • a Pavia (chiesa di Santa Maria di Canepanova; arca di San Lanfranco nella chiesa di San Lanfranco; Duomo; palazzo Bottigella)
  • a Bergamo (Cappella Colleoni; tomba di Medea Colleoni; monumento funebre di Bartolomeo Colleoni);
  • a Cremona (rilievi e sculture per l’arca di Sant’Arialdo, dei Martiri persiani, dell’elemosina di Sant’Imerio);
  • a Brescia (facciata di Santa Maria dei Miracoli);
  • a Monza (gruppo ligneo del mortorio);
  • a Saronno (Tiburio del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli);
  • a Como (progetto per i fianchi del Duomo);
  • a Lodi (tiburio del Tempio civico della Beata Vergine Incoronata);
  • a Legnano (Basilica di San Magno);
  • a Morbegno (ponte di Ganda);
  • a Chiavenna, Tirano e San Colombano al Lambro (fortificazioni).

Enciclopedia Italiana
Dizionario Biografico degli Italiani
Wikipedia

Fu attivo per la Fabbrica dal 1472, quando insieme con Lazzaro Palazzi, lavorava alla Cappella Ducale di S. Giuseppe; ma solo nell’aprile del 1490, per volontà di Ludovico il Moro, fu nominato architetto. Per il tiburio gli fu chiesto un progetto che studiò e realizzò insieme con il Dolcebuono. Intorno al 1480 ornò l’Edicola Tarchetta. Nel 1503 gli fu ordinato di rifare le porte del transetto settentrionale. Progettò anche le quattro torri con scale che recingono il tiburio, ma nel 1510 ne eseguì solo una, per la cui realizzazione ebbe a collaboratori Cristoforo Foppa e Andrea Fusina e alla quale, rimasta unica fino alla metà dell’Ottocento, fu poi dato il suo nome: si trova a Nord-Est, presso il tamburo, e reca un medaglione con il profilo dell’autore, aggiuntovi probabilmente dopo la sua morte. Accanto a quest’opera s’erge una sua S. Barbara. Gli è attribuito il Galeazzo Maria Sforza (1478) conservato nel Museo del Duomo.

Il nostro Duomo, Comune di Milano (Quaderni della città di Milano, 7), p. 108